mercoledì 27 aprile 2011

MANIFESTAZIONE PER SERGIO RAMELLI

Sergio Ramelli è uno dei simboli degli “anni di piombo”. Un ragazzo pulito, col sorriso stampato in faccia e la spensieratezza di un diciottenne, barbaramente massacrato da un commando omicida di fanatici accecati dall’odio. E’ il 1975. Sergio ha iniziato a frequentare, nella sua Milano, la sezione del Fronte della Gioventù, il movimento giovanile del Msi che raggruppava la giovane destra e operava nelle scuole e nelle facoltà di tutto il paese. Sergio frequenta il Liceo Molinari, dove subisce le prime minacce in seguito ad un tema in classe nel quale denuncia l’operato delle Brigate Rosse, che a Padova hanno ucciso due attivisti missini (Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci) in seguito ad una irruzione nella sede del Msi per procurarsi l’archivio degli iscritti al partito, che i due avevano coraggiosamente negato. Come spesso accade in quegli anni Sergio si procura le antipatie di chi, nel suo istituto, fa politica dall’altra parte: subisce una sorta di “processo politico” e ne nascono delle prepotenze macabre e vili, che lo costringono a cambiare scuola. Ma il suo nome e la sua fotografia, come usava negli ambienti della sinistra extraparlamentare, fanno il giro della città. Capitano nelle mani di Autonomia Operaia, che decide per il suo omicidio. Il 13 marzo del 1975 alcuni estremisti lo aspettano sotto casa armati di chiavi inglesi, le pericolose Hazet 36 tanto in voga tra i giovani della sinistra radicale e tanto utilizzate nelle aggressioni antifasciste. Sergio parcheggia il motorino e viene immediatamente riconosciuto e aggredito: ripetuti colpi di chiave inglese lo raggiungono alla testa e al volto, lasciandolo a terra privo di sensi e in una maschera di sangue e materia celebrale. Il commando è composto da studenti universitari di medicina, che sanno dove colpire. Nel corso del processo Marco Costa, uno degli aggressori, afferma: « Ramelli capisce, si protegge la testa con le mani. Ha il viso scoperto e posso colpirlo al viso. Ma temo di sfregiarlo, di spezzargli i denti. Gli tiro giù le mani e lo colpisco al capo con la chiave inglese. Lui non è stordito, si mette a correre. Si trova il motorino fra i piedi e inciampa. Io cado con lui. Lo colpisco un'altra volta. Non so dove: al corpo, alle gambe. Non so. Una signora urla: Basta, lasciatelo stare! Così lo ammazzate!" Scappo, e dovevo essere l'ultimo a scappare» Sergio viene sottoposto ad un intervento urgente, ma cade subito in stato comatoso. Muore il 29 aprile del 1975, dopo 48 giorni di agonia. Nella seduta consiliare milanese prevista dopo l’aggressione di Sergio, una parte delle rappresentanze istituzionali, appresa la notizia della morte, si alza in piedi e applaude, fischiando il consigliere del Msi che aveva la parola in quel momento. Nei giorni del ricovero, dai palazzi antistanti l’ospedale, i militanti di Autonomia Operaia e della sinistra radicale si appostano per fotografare le persone che vanno a salutare Sergio, per completare lo schedario dei “bersagli fascisti da colpire”. Lo schedario venne recuperato anni dopo in Viale Bligny, a Milano: conteneva le foto e le informazioni di 10.000 persone riconducibili al mondo della destra politica e militante. Un anno esatto più tardi, il 29 aprile del 1976, Prima Linea “festeggia” l’anniversario della morte di Ramelli uccidendo un altro “fascista”: Enrico Pedenovi, consigliere provinciale del Msi, viene assassinato a colpi di pistola. Quella di Sergio è una delle tante, orribili, storie degli anni di piombo. Storie di morte e di odio, di livore e di brutalità. Storie di antifascismo e di vigliaccheria, di omertà e di sinistre coperture, di “intellettuali” e consiglieri che plaudono alla morte di un ragazzo senza colpe e di utili idioti mandati ad uccidere. Ricordare, oggi, è un compito che spetta non solo alla destra politica, ma a tutto il nostro Popolo. Di fronte a chi, dopo tutto il sangue che questa terra ha visto scorrere, continua a rinfocolare l’odio divisionista e la prevaricazione di parte, non resta che ricordare e riflettere.

FILMATI E TESTIMONIANZE IN RICORDO DI SERGIO RAMELLI, NEL 36° ANNIVERSARIO DELLA MORTE
CON GUIDO GIRAUDO, AUTORE DI “SERGIO RAMELLI, UNA STORIA CHE FA ANCORA PAURA”
LUNEDì 2 MAGGIO 2011 - ORE 21
HOTEL MEDITERRANEO – LUNGARNO DEL TEMPIO 44, FIRENZE

Associazione Progetto Destra, in collaborazione con
Casaggì Firenze e Giovane Italia

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