Questa notte i militanti di Casaggì Firenze hanno affisso duemila locandine in ricordo di Giovanni Gentile. L'azione, che verrà integrata dalla cerimonia commemorativa che si svolgerà venerdì mattina alle 11 al Salviatino, è stata realizzata in prossimità della data dell'anniversario della morte, che ricorre il 15 aprile.
Giovanni Gentile, filosofo e uomo di punta della cultura italiana dello scorso secolo, fu barbaramente ucciso il 15 aprile del 1944, davanti alla sua residenza fiorentina, al Salviatino. Ad ucciderlo fu un commando partigiano guidato da Bruno Fanciullacci, poi decorato e riconosciuto (anche in virtù della sua morte) dalla città di Firenze come "eroe della Resistenza". I membri del commando dei Gap, di ispirazione comunista, si appostò alle 13,30 circa nei pressi della villa al Salviatino e, appena il filosofo giunse in auto, gli si avvicinarono tenendo sotto braccio dei libri per nascondere le armi e farsi così credere studenti. Il filosofo abbassò il vetro per prestare ascolto, ma fu subito raggiunto dai colpi di una rivoltella. Fuggiti i gappisti in bicicletta, l'autista si diresse all'ospedale di Careggi per trasferirvi il filosofo moribondo, ma invano.
Gentile era accusato di aver appoggiato la Repubblica Sociale Italiana e di essere quindi uno dei mandanti ideologici delle rappresaglie antipartigiane. Un'accusa grottesca, ma che evidentemente portò al suo assassinio.
La città di Firenze non ha mai riconosciuto a Giovanni Gentile il diritto al ricordo. Sul luogo dell'uccisione non è mai stata apposta una targa e nessuna istituzione, se non qualche esponente della destra politica a titolo personale, si è mai preso la briga di ricordarlo o citarlo pubblicamente come la vittima di una violenza ingiusta e come Uomo di cultura e di spessore internazionale, quale evidentemente era.
Casaggì Firenze, come ogni anno, romperà questo silenzio, anche se solo simbolicamente. Lo farà dal basso, con i propri attivisti e i propri eletti nelle istituzioni. Lo farà perchè ha sempre reputato incredibilmente assurda la ricostruzione della storia nazionale per simpatie o antipatie, faziosità o omissioni.
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