Quest'oggi, come ogni 25 aprile, Casaggì e la Giovane Italia hanno ricordato i caduti della Repubblica Sociale Italiana. Un centinaio di militanti, inquadrati e silenziosi, hanno reso omaggio a chi, indossando una divisa e servendo una bandiera, ha tenuto alto l'onore d'Italia, combattendo fino all'ultimo respiro. In una città che proprio negli ultimi giorni si è resa protagonista di vergognose campagne provocatorie e divisioniste, come la proposta di rimuovere le spoglie di Giovanni Gentile dalla Basilica di Santa Croce perchè "indegno di riposarvi", abbiamo disertato le celebrazioni di palazzo.
Di cerimonie ne abbiamo fatte poche, depositando delle rose rosse all'ossario della Rsi ed ascoltando l'intervento di chi, prima di noi, ha avuto l'onere e l'onore di portare avanti questa visione del mondo. E la partecipazione, resa possibile con un solo articolo e qualche sms, è stata molto forte: in Largo Fanciullacci, più sotto, l'evento organizzato dall'Anpi non contava un decimo dei nostri partecipanti, ma era chiaramente organizzato con la volontà (e i soldi) di tutti i cittadini.
All'arrivo presso Trespiano notiamo che i soliti miliziani dell'antifascismo militante, personaggi che si materializzano alle cinque di mattina prima di ogni nostro evento, hanno riempito di scritte il cimitero, come per tre notti consecutive hanno fatto in Piazza Alberti, dove ci riuniamo temporaneamente in attesa della fine dei lavori di ristrutturazione della nuova Casaggì. A certa gente, che magari ha anche un parente sepolto là dentro, andrebbe spiegato che in certi luoghi si dovrebbero evitare certe pagliacciate, non fosse altro per il rispetto che si deve alle migliaia di persone che dietro a quelle mura ci riposano. Ma certi idioti, che non hanno rispetto per sè stessi, non possono averne per i morti.
Ma la bellezza di quei cento ragazzi vale un milione delle loro scritte, delle loro minacce e delle loro inutili provocazioni. Noialtri non abbiamo tempo da perdere, ma un mondo da conquistare.
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