sabato 7 settembre 2013

NO SURRENDER!


Da alcuni mesi la giunta Renzi ha avviato una campagna repressiva nei confronti di Casaggì. Decine di militanti del nostro “centro sociale di destra” si sono visti recapitare avvisi di garanzia e multe salatissime con accuse ai limiti del ridicolo. Nel mirino della sinistra fiorentina vi sono le attività militanti che Casaggì svolge ogni giorno, con particolare riferimento alle affissioni dei manifesti di propaganda. Queste, solitamente “punite” con qualche multa, sono diventate oggetto di dispute penali e, con l’accusa di “imbrattamento”, si sono mandati a processo diversi attivisti, molti dei quali minorenni, accompagnando il tutto con nottate in Questura, assistenti sociali, articoli di giornale e pressioni di vario genere. 

Alla luce dei tanti problemi che affliggono la nostra città, quello di qualche volantino affisso fuori da qualche scuola - su mura che da decenni sono utilizzate da movimenti politici di ogni orientamento per propagandare le proprie iniziative - è un'inezia a tutti gli effetti. Ma l’obiettivo è chiaro: reprimere una struttura che, da anni, pratica un’opposizione costruttiva nelle strade e nelle Istituzioni; una Comunità che produce centinaia di eventi, aggrega decine di giovani, parla un linguaggio comprensibile, non cade nei tranelli degli opposti estremismi, non rinuncia alla propria autonomia programmatica e ideologica, educa e forma, pratica volontariato, costruisce passo dopo passo un mondo pulito e impegnato aprendolo alla cultura, al comunitarismo, alla solidarietà e alla giustizia sociale rispondendo col sorriso e la politica alle tante infamie subite... 


Molti dei nostri militanti finiti sotto processo non possono permettersi le spese legali che questo teatrino delle miserie umane comporta. Non rientra nel nostro stile chiedere niente a nessuno: ciò che siamo e che abbiamo ce lo siamo costruiti da soli, spesso fronteggiando difficoltà evidenti, pregiudizi e torti. Sostenere la nostra campagna di solidarietà per i ragazzi sotto processo, comperando la nostra maglietta, non è solo un gesto di cameratismo, ma un atto politico preciso: quello di creare un fronte coeso che sappia restare in piedi quando impera la canaglia.

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