martedì 24 settembre 2013

A CASAGGì SI RICORDA "CHE" GUEVARA...

 
 
Il 9 ottobre del 1967, quarantasei anni orsono, veniva ucciso Ernesto Guevara, meglio conosciuto come il "Che". Dopo una vita di avventure e di battaglie, a La Higuera, i governativi boliviani gli strappavano la vita, senza che la sua dignità vacillasse neanche per un attimo.  Guerrigliero, scrittore e avventuriero, Guevara ha rappresentato per decenni l'icona di una certa sinistra, facendo bella mostra di sé in tutti i cortei del mondo, fino a diventare il brand pubblicitario di tribù metropolitane e affaristi delle idee. Quest'anno, a due giorni dall'anniversario della sua morte, a Casaggì abbiamo scelto di ricordarlo, parlando di lui con Gabriele Adinolfi. Lo faremo, come sempre, con la libertà e l'onesta intellettuale che ci contraddistingue: attraverso il confronto e il dibattito, la riflessione e la sintesi. E cecheremo di mettere insieme, per una sera, gli elogi trasversali e le critiche sferzanti ad uno dei più importanti personaggi del Novecento.
 
A sinistra, come a destra, Guevara ha sempre fatto parlare di sé. Per molti rappresenta un eroe, per altri un nemico, per tanti un brand, per altri ancora un emblema. E per noi? Per noi rappresenta un personaggio che ha sempre, inevitabilmente, prodotto una fascinazione oltre gli schemi. Buona parte del mondo identitario, infatti, non ha mai fatto mistero - da Jean Thiriart in avanti - di provare una sfacciata per simpatia per quell'argentino che, inseguendo un sogno rivoluzionario che restituisse all'America Latina una dimensione nazionale, aveva rovesciato un regime e poi, non contento, se ne era andato in giro per il mondo ad accendere altri fuochi, rifiutando le prebende e gli onori che Cuba gli avrebbe tributato.
 
Furono tanti i non comunisti che lo ebbero come amico: da Peron, a Franco, da Boumedienne alle pagine infuocate di Jean Cau. Il Che piaceva a tanti di quelli che la logica degli schieramenti poneva dall'altra parte della barricata: di lui piaceva lo spirito romantico, il richiamo alla Patria, l'abnegazione, la capacità di impersonificare la lotta fino al sacrificio estremo.
 
Gabriele Adinolfi, che sarà il protagonista della serata a Casaggì, motiva così questa fascinazione: "non si può non onorare il Che perché un uomo che abbandona cariche, onori, denari e privilegi per andarsene a vivere nelle selve, tra i monti, con un pugno di compagni di lotta, passando giornate intere con qualche goccio d'acqua e, se dice bene, una galletta, un uomo che sogna e che resta fedele al suo sogno mettendo carne, muscoli, nervi al suo servizio, non può non essere onorato. Lo detta chiaramente quel sentimento della vita, dell'onore e del sacro che è alla base dell'Idea del mondo che fece grande la nostra antichità e la nostra più recente primavera. Quell'Idea del mondo che – dalla Bhagavad Gita tramite i Luperci le Legioni mithraiche, la Cavalleria fino ai Werwolf – ha significato tutto il meglio che memoria d'uomo ricordi e che si condensa nella “Dottrina di Lotta e Vittoria” (che non coincide con il successo tangibile ma con il trionfo su di sé)".
 
VENERDì 11 OTTOBRE 2013
DALLE 20 CENA SOCIALE
DALLE 21.30 CONFERENZA
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PATRIA O MUERTE: L'ALTRO "CHE"
ANALISI TRASVERSALE DI UN RIVOLUZIONARIO
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CASAGGì FIRENZE - VIA FRUSA 37

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