Quella di ieri è stata un'altra giornata da incorniciare. Organizzazione perfetta, un mare di presenze, sedie esaurite e gente in piedi. "L'Ira dei murales", di Nicola Guerra, è stato un successo fuori da ogni più rosea aspettativa, tanto da richiamare a Casaggì anche persone e individualità politiche legate a mondo totalmente opposti, ma affascinate dal comune tema dell'autodeterminazione dei popoli in lotta, dando vita, nella parte finale della presentazione, ad un dibattito costruttivo nel quale le interpretazioni più disparate del marxismo si univano alla prospettiva identitaria, alla situazione basca, a quella palestinese e a tutte le esperienze di anti-imperialismo e di socialismo nazionale presenti sul pianeta. Un bel clima, di confronto e di distensione.
Molto ben gestita la presentazione del testo, che spazia dall'analisi storico-politica del contesto - con le sue tragiche ferite, i suoi diritti negati, le sue instancabili energie rivoluzionarie - a quella artistica e pittorica, connessa al futurismo e allo spirito dannunziano per via di quella convivenza tra pennello e azione e tra estetica e protagonismo guerriero, per via di quella concezione di artista sociale che è ben altra cosa dal creatore di un'opera da contemplare. Quella dei murales di Derry e Belfast è un'arte che identifica e che racconta, che veicola, che crea unione col territorio, che parla di una religione della Patria diversa dal nazionalismo spicciolo, che travalica il politicamente corretto, che stupisce, che anima generazioni di militanti e di combattenti al servizio di una causa, che racconta di un eroismo collettivo e individuale di forte spessore. Un'arte nata dal basso e proiettata verso il mondo, come un grido di libertà troppo a lungo inascoltato, anche e sopratutto dall'Europa delle banche e della moneta, pronta a tollerare una colonia in casa propria per non far torto a nessuno.
A seguire un ottimo aperitivo e una cena sociale da incorniciare per diverse decine di persone, servite e riverite di tutto punto, grazie alle fatiche dei ragazzi in cucina, come sempre impagabili. Quello di Casaggì è un mondo a parte, dove ancora di discute, si sogna e si condivide. Un mondo fatto di lotta e di sorrisi, di cose vere e di piccoli sacrifici, di impegno costante e di cultura. Come da sempre, ma con molta più energia.
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