Quest’oggi, 17 marzo, abbiamo festeggiato a modo nostro il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Di prendere parte alle celebrazioni di palazzo, dove spesso si trovano tromboni che fingono di celebrare date e anniversari che in tempi non sospetti rifiutavano di riconoscere, ce ne fregava davvero poco.
E così abbiamo dato vita ad una due giorni di militanza full immersion: ieri eravamo in massa a Pistoia per l’evento organizzato dal Movimento Studentesco Nazionale; ieri notte abbiamo passato qualche oretta e dipingere striscioni e manifesti che presto vi ritroverete su qualche muro; oggi abbiamo colto la palla al balzo per ricordare a dovere.
Svariate migliaia di volantini sono stati lanciati dai tetti su Piazza Repubblica, la culla delle avanguardie del Novecento. Una folla divertita ha fatto la ressa per leggerli: era un bel riepilogo di questi 150 anni, dove si passavano in rassegna i caduti del Risorgimento, gli sforzi nelle trincee della grande guerra, la presa di Fiume, l’esperienza vitale e solare del Fascismo, la Repubblica Sociale Italiana, i mille sacrifici dei figli di questa Terra e i tanti sogni che ancora ci aspettano.
Poi, non contenti, abbiamo colorato il Ponte Santa Trinita con alcuni fumogeni tricolori, attirando la curiosità dei molti passanti.
Infine, abbiamo colto l’occasione per lanciare la nostra campagna di critica e di riflessione contro l’Hard Rock, che presto prenderà vita al posto del vecchio Gambrinus. Che c’entra con l’Unità d’Italia? C’entra eccome. Perché quando domani i patrioti occasionali dismetteranno i tricolori e li riporranno nel cassetto in attesa dei prossimi mondiali di calcio, ci sarà chi continuerà a pensare all’Italia come ha sempre fatto, ogni giorno. E quel qualcuno non sarà felice di vedere che il fiore all’occhiello di questo paese, la Firenze dell’arte e della cultura, sarà ulteriormente ridotta ad una vetrina a cielo aperto dove i marchi multinazionali ed il commercio di massa paiono essere un’attrazione ancor più forte dei nostri monumenti, sempre più simili a cattedrali nel deserto. Un deserto di luci e di scontrini. Un deserto che prosciuga senza sosta le identità e le tradizioni, le specificità e le differenze. Un rullo compressore che rende tutto identico da Pechino a San Francisco. E l’Hard Rock, che abbiamo sapientemente tappezzato di locandine, è l’ennesimo passo verso la città vetrina.
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