mercoledì 4 agosto 2010

CASAGGì E AZIONE GIOVANI: IL NOSTRO RICORDO DEI VINTI!



da "La Pelle", di Curzio Malaparte:

"I ragazzi seduti sui gradini di Santa Maria Novella, la piccola folla di curiosi raccolta intorno all'obelisco, l'ufficiale partigiano a cavalcioni dello sgabello ai piedi della scalinata della chiesa, coi gomiti appoggiati sul tavolino di ferro preso a qualche caffé della piazza,la squadra di giovani partigiani della divisione comunista armati di mitra ed allineati sul sagrato davanti ai cadaveri distesi alla rinfusa l'uno sull'altro, parevano dipinti di masaccio nell'intonaco dell'aria grigia. Illuminati a picco dalla luce di gesso sporco che cadeva dal cielo nuvoloso, tutti tacevano,immoti, il viso rivolto tutti dalla stessa parte. Un filo di sangue colava giù dagli scalini di marmo.

I fascisti seduti sulla gradinata della chiesa erano ragazzi di quindici o sedici anni,dai capelli liberi sulla fronte alta, gli occhi neri e vivaci nel lungo volto pallido. Il più giovane,vestito di una maglia nera e di un paio di calzoncini corti che gli lasciavano nude le gambe degli stinchi magri, era quasi un bambino. C'era anche una ragazza tra loro:giovanissima, nera d'occhi e dai capelli, sciolti sulle spalle, di quel biondo scuro che s'incontra spesso in toscana tra le donne del popolo, sedeva con il viso riverso, mirando le nuvole d'estate sui tetti di Firenze lustri di pioggia, quel cielo pesante e generoso di qua e là screpolato,simile ai cieli di masaccio sugli affreschi del Carmine...

L'ufficiale partigiano tese il dito verso uno di quei ragazzi e disse:"tocca a te,come ti chiami?" "Oggi tocca a me"- disse il ragazzo alzandosi - "ma un giorno o l'altro toccherà a lei". "Come ti chiami?" "Mi chiamo come mi pare"- rispose il ragazzo.  "O gli rispondi a fare a quel muso di bischero?" gli disse il suo compagno seduto accanto a lui. "Gli rispondo per insegnarli l'educazione a quel coso!"- rispose il ragazzo, asciugandosi con il dorso della mano la fronte madida di sudore. Era pallido e gli tremavano le labbra. Ma rideva con aria spavalda guardando fisso l'ufficiale partigiano.

L'ufficiale abbassò la testa e si mise a giocherellare con una matita. Ad un tratto tutti i ragazzi presero a parlare fra di loro ridendo, parlavano con accento popolano di san Frediano, santa Croce, di Palazzolo.
"E quei bigherelloni che stanno a guardare? O non hanno mai visto ammazzare un cristiano?" "E come si divertono quei mammalucchi!" "Li vorrei vedere vedere al nostro posto che farebbero quei finocchiacci!" "Scommetto che si butterebbero in ginocchio, li sentiresti strillare come maiali, poverini".

I ragazzi ridevano pallidissimi fissando le mani dell'ufficiale partigiano.
"Guardalo bellino, con quel fazzoletto rosso al collo"."O che gli è? "O chi ha da essere: gli è Garibaldi". "Quel che mi dispiace"- disse il ragazzo - "gli e' d'essere ammazzato da quei bucaioli!" "Un la far tanto lunga, moccioso" - gridò uno dalla folla. "Se l'ha furia venga al mio posto", ribattè il ragazzo ficcandosi le mani in tasca.

L'ufficiale partigiano alzò la testa e disse: "Fa presto! Non mi far perdere tempo. Tocca a te". "Se gli e' per non farle perdere tempo" - disse il ragazzo con voce di scherno - "mi sbrigo subito", e scavalcati i compagni andò a mettersi davanti ai partigiani armati di mitra,accanto al mucchio di cadaveri,proprio in mezzo alla pozza di sangue che si allargava sul pavimento di marmo del sagrato.
"Bada di non sporcarti le scarpe!"- gli gridò uno dei suoi compagni; e tutti si misero a ridere...


Il ragazzo gridò:"Viva Mussolini!" e cadde crivellato di colpi.

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