mercoledì 28 ottobre 2009

L'ESTREMA SINISTRA INTERVISTA CASAGGì FIRENZE...

RIPORTIAMO UN'INTERVISTA FATTA A MARCO SCATARZI - RESPONSABILE DI CASAGGì FIRENZE - NEI GIORNI SCORSI DA "EXIL", FANZINE DELL'ESTREMA SINISTRA. LE DOMANDE SONO UN PO' PROVOCATORIE, MA QUELLO CHE NE VIENE FUORI E' UN DIBATTITO CHE FA TRASPARIRE, TRA LE ALTRE COSE, ALCUNE DELLE LINEE GUIDA DI CASAGGì.


- Navigando sul web e raccogliendo le testimonianza di alcune persone la nostra redazione si è imbattuta nella realtà politica di Casaggì Firenze. Che cos’è Casaggì?

Casaggì è una realtà militante che nasce nel 2005 dall’esperienza di Azione Giovani Firenze. Nasce con l’intenzione di trasformare la grigia sezione di un partito in un luogo di aggregazione, metapolitica, cultura e comunitarismo. Da allora, grazie agli sforzi titanici di sempre più persone, abbiamo costruito una realtà che cerca di produrre politica a 360 gradi, dalla formazione del militante al consiglio comunale, dalla scuola del quartiere alla politica sul territorio, dal consiglio di facoltà alle circoscrizioni. L’obiettivo non era soltanto quello di trasformare un luogo fisico, ma di concepire un nuovo modo di agire che partisse dalla volontà di aprirsi e farsi conoscere attraverso quegli strumenti giovanili che fino ad allora avevamo ignorato o sottovalutato.

- Voi appartenete alla destra estrema?

Che cos’è la destra estrema? E’ estrema per quali parametri? E rispetto a che cosa? Non ragioniamo per stereotipi, ma attiviamo i neuroni. Eventualmente si può parlare di una “destra radicale”, della quale – peraltro – non abbiamo mai fatto parte. Casaggì si riconosce in una destra sociale, identitaria e comunitaria. Se credere nel concetto di Comunità, riconoscersi ed aspirare alla creazione di una Patria che possa soddisfare le esigenze sociali di un Popolo aldilà dei classismi e dei settarismi significa essere “estremisti”, allora lo siamo. Siamo “estremisti” nell’amore che mettiamo ogni giorno nell’edificare, senza personalismi.

- Qual è il peggior difetto, secondo te, dell'estremismo?

Auto-ghettizzazione, auto-celebrazione, auto-referenzialità. Chi ha una progettualità non fa per sé, ma per gli altri.

- Eppure, rileggendo il programma che avete presentato alle ultime elezioni comunali, che vi hanno permesso di eleggere il Presidente di Azione Giovani al consiglio comunale di Firenze, c’erano dei punti che lasciano intravedere un’inclinazione xenofoba, quindi estremista…

Se chiedere che una casa popolare sia assegnata prima ad un cittadino italiano che ad un rom senza permesso di soggiorno significa essere xenofobi, io lo sono. Se chiedere che le forze di Polizia siano destinate alle periferie dimenticate dove lo stupro e lo spaccio sono all’ordine del giorno anziché stare nascoste dietro ai cespugli per fermare i quattordicenni che girano col motorino truccato significa essere xenofobi, io lo sono. Noi crediamo nelle differenze, nella tensione dei contrasti, nella bellezza delle culture e delle tradizioni. Allo stesso tempo, proprio perché siamo identitari, vorremmo che il nostro bagaglio culturale non andasse perso. Ma non abbiamo l’ingenuità di credere che il male di questo mondo siano i barconi carichi di clandestini: quelli ne sono un prodotto, una conseguenza. La giusta misura è sempre nelle sintesi: è sbagliato accogliere tutti e farsi promotori di un meltin pot che uccide la nostra identità, ma è altrettanto sbagliato tifare per il siluramento dei barconi dal divano del proprio salotto, senza neanche chiedersi che cosa ci sia dietro al fenomeno migratorio e quanti insospettabili ci mangino.

- Ma tutto questo bisogno di sicurezza non è costruito ad arte?

Noi non abbiamo nessun progetto di militarizzazione e non vogliamo nessuno Stato di polizia. Non siamo quel tipo di “destra”. Certo, laddove ci sono dei problemi reali sul territorio è giusto intervenire, ma non vogliamo che il controllo e la repressione siano gli ingredienti di una quotidianità che gioverebbe solo a pochi.

- Quali sono, per uno come te, i mali del mondo?

I mali di questo sono sottili, non li vedono tutti. La stragrande maggioranza delle persone è ottusa, vive di stereotipi indotti, di capri espiatori creati ad arte, di sfogatoi collettivi e di canalizzatori di odio sociale prodotti in serie. Non esiste il bene e non esiste il male o, se esistono, sono necessari entrambi. Posso dirti, al limite, quello che mi fa incazzare… Mi fa incazzare ciò che mi rende troppo umano, come direbbe Nietzsche. Prima di tutto quello, perché non si agisce fuori se prima non si è agito dentro. Poi il resto… E quindi la demonìa del mercato, il signoraggio della moneta, l’usura eretta a sistema, l’Europa che abdica alla propria sovranità, Bildeberg e le lobbies dei farmaci, le banche armate, le decisioni di pochi pagate dai popoli, Echelon, i paesi che hanno venti milioni di senza tetto e spendono montagne di soldi per gli scudi missilistici, la democrazia esportata, i carri armati contro le fionde, il muro in Palestina, le civiltà ridotte a masse di consumatori e di automi, le file oceaniche per accaparrarsi il televisore al plasma, i telefonini che fanno il caffè, le stragi che hanno colpevoli di comodo, la gente che studia l’inglese senza sapere l’italiano, il progresso tecnico-scientifico come unico parametro di valutazione di una civiltà, il PIL in crescita come unico indicatore di salute di un paese, il terzo di mondo con il più alto tasso di psicolabili che pretende di rendere psicolabili anche gli altri due, il telegiornale che parla in tutta serietà di Lele Mora, la totale assenza di legami solidaristici e comunitari, l’indifferenza di fronte al disagio altrui, la giovinezza vissuta senza inseguire un sogno, l’appiattimento, il cibo identico da New York a Singapore, i giapponesi che dimenticano il Bushido per produrre wc che si illuminano e vibratori che parlano, i miei coetanei che conoscono l’ultima formazione dell’Albinoleffe e non sanno chi era Giulio Cesare. Devo continuare?

- Se ti dicessi che il Fascismo è il male assoluto?

Il male assoluto è credere che ci sia un male assoluto senza prima essersi guardati allo specchio.

- Il vostro rappresentante in consiglio comunale, Francesco Torselli, ha recentemente dichiarato che esprime solidarietà e vicinanza ai cittadini italiani senza tetto che occupano una casa. Si è addirittura offerto di fare da garante per trovare loro un alloggio. Sei d’accordo?

Certo. Uno Stato che sia degno di questo nome dovrebbe garantire una casa di proprietà a tutti i suoi cittadini. Se questo non accade il Popolo si auto-organizza e reagisce. Se io non pago le tasse e truffo lo Stato vengo arrestato, se lo Stato non mantiene le promesse il cittadino pone rimedio autonomamente ai propri diritti vitali. La casa non è un bene sul quale si può speculare, fare usura o giocare.

- Ma non è illegale?

Occupare una casa è illegale, lasciare la gente sotto un ponte è criminale. Scegli tu.

- Quali sono le vostre battaglie per Firenze?

Il diritto alla proprietà della casa, la lotta alla droga, lo sgombero dei campi rom e la cessazione dei finanziamenti, la costruzione del CIE per l’identificazione dei clandestini, la costruzione di comunità giovanili, l’incentivo ad andare verso il popolo con la partecipazione al bilancio, lo smantellamento di quel sistema di potere e di clientelismo che la sinistra ha abilmente costruito nel dopoguerra, la sensibilizzazione ai temi della pacificazione nazionale e del superamento dell’odio sociale e politico, la lotta contro la privatizzazione dell’acqua e delle risorse primarie, la difesa dei cittadini colpiti dall’usura, il ripristino della legalità nei quartieri off-limits, la contrarietà alla creazione di ghetti razziali ed etnici che diventano zone franche, il privilegio per gli italiani nelle graduatorie di assegnazione degli alloggi popolari e dei posti negli asili, l’utilizzo mirato e intelligente delle forze di polizia, la lotta alle multe selvagge e all’idea che si possano stilare bilanci nei quali le cifre ricavate dalle sanzioni amministrative siano calcolate preventivamente e a priori, la ztl notturna e lo sbarramento del centro storico, la salvaguardia delle piccole botteghe storiche dell’artigianato locale minacciate dalle grandi multinazionali, la lotta alla tramvia nel centro storico, la contrarietà alla cantierizzazione della città, l’apertura di colonie estive per anziani e l’adozione di tutti i provvedimenti necessari alla loro tutela, l’incentivo locale contro il precariato, l’apertura pomeridiana delle scuole e il loro utilizzo come strutture sportive, artistiche, teatrali e comunitarie; la valorizzazione dei rioni del centro, la difesa di tradizioni cittadine come il calcio storico fiorentino, una più attenta opera di manutenzione del patrimonio artistico e monumentale, l’incentivo al turismo fondato su progetti culturali seri e non sul marketing di facciata, la modernizzazione delle infrastrutture stradali. Ce ne sarebbero molte altre, ma non voglio dilungarmi oltre.

- Ma perché un “centro sociale di destra”? Non sono parole lontane da voi?

Ma perché no? Le parole “centro” e “sociale” hanno forse il copyright? Il nostro è uno spazio identitario e comunitario nel quale si organizzano eventi culturali, conferenze, feste, concerti, cineforum, laboratori artistici e multimediali, ripetizioni gratuite per studenti, biblioteca e aule studio, libreria e negozio, pub e bar, volontariato, corsi di autodifesa e sportello “sos” per il cittadino con consulenze legali e ausilio di commercialisti e avvocati. Ci sono decine e decine di “centri sociali” di sinistra che non producono un terzo delle nostre attività, che sono tutte gratuite, fruibili e libere! La gente del quartiere lascia i figli a Casaggì mentre va a fare la spesa e li riprende due ore dopo con i compiti di scuola fatti e controllati: non so se altrove accade…

- Eppure sul web si trovano alcuni articoli che parlano di aggressioni, pestaggi e ronde nel quartiere…

Nel tuo elenco hai omesso la parte migliore: sacrifichiamo vergini ad Odino e ululiamo nelle notti di luna piena sotto l’ombra di svastiche infuocate. Ma per cortesia. Non sono mancate le tensioni e non sono mancati gli scontri, perché Firenze impone anche questo, purtroppo, a chi sceglie di fare politica dalla nostra parte. Ci sono stati dei momenti in cui, quando subivamo assalti e affronti quotidiani, siamo stati costretti a “controllare fisicamente il territorio” per evitare che i militanti più giovani fossero vittime di aggressioni, come purtroppo è accaduto. Se qualcuno vuole toglierci il diritto di agire cerchiamo di riprendercelo, come farebbero tutti. Ma la violenza non rientra nei nostri metodi, assolutamente. Chi ci conosce sa che agiamo alla luce del sole e ci mettiamo la faccia e il nome, come sto facendo adesso con te.

- Quindi non avete pregiudizi nei confronti di nessuno?
L’unica pregiudiziale che riscontro nella mia città è quella antifascista. Quella è una pregiudiziale davvero brutta.

- Eppure è sancita dalla Costituzione…

Davvero? La Costituzione sanciva anche le chiavi inglesi sul cranio di Sergio Ramelli, i proiettili di Acca Larenzia e la benzina di Primavalle? Oppure sanciva le esecuzioni sommarie compiute a guerra finita?

- Ma quelli erano altri tempi…

Appunto. Non credo ci sia la necessità di farli tornare. Ma purtroppo non la pensano tutti come me, specialmente tra gli antifascisti. Io ti sto parlando di superamento dei muri e degli steccati, di comunità nazionale e di pacificazione, di dialogo e di confronto. Io non impedisco a nessuno di manifestare o di esprimersi, mi limito a proporre e mi confronto con tutti. Dall’altra parte, per essenza di argomenti, noia o rancore, si fa tutt’altro.

- Casaggì ha appoggiato il Pdl alle ultime elezioni comunali. Perché?

Perché i partiti sono strumenti da utilizzare per accedere a quegli organi di sottogoverno che possano permettere alla Comunità di avere voce, progetti e peso politico. Tutto questo era possibile col Pdl e ci siamo spesi in tal senso. Semplicissimo.

- Cosa ti piace del governo?

Il fatto che rappresenta l’unica alternativa reale e concreta ad un’Italia asservita ai banchieri, ai magistrati rossi e all’intellighenzia di sinistra. Quando leggo le proposte di Tremonti, Meloni, Sacconi, Brunetta e molti altri mi accorgo che c’è molto di quello in cui credo. C’è la volontà di dare un riscontro sociale alla politica, di dare un ruolo di primo piano all’Italia e all’Europa, di guardare ad una nuova geopolitica europea e mediterranea che guarda ad Est, di modernizzare il paese e dagli una dignità. E poi, se non bastasse, devo constatare che non c’è neanche l’ombra di un’alternative credibile.

- Pensi che in Italia ci siano rischi per la democrazia e per la libertà di espressione?

Il fatto che tu me lo stia chiedendo è già una risposta. In Cina, con una domanda del genere, vincevi un soggiorno gratuito in un laogai.

- Nelle scuole fiorentine avete conquistato la Consulta studentesca. Cosa proponete principalmente?

L’alternativa ad un modello basso, omologante, piatto e monotono. Una scuola nuova, aperta, vivace, ribelle; una palestra di vita che educhi e formi, ma che sia anche spazio di confronto e di festa, di arte e di sport, di cultura e di azione. Un luogo nel quale si entra bambini e si esce uomini; un luogo che ti dia una coscienza e non solo delle nozioni. Oggi la scuola, aldilà delle riforme più o meno giuste, è spesso un luogo grigio, fazioso, decadente, diseducativo. Per riformarla dovremmo abbatterla dalle fondamenta e ritirarla su seguendo principi chiari: identità, merito, socialità, comunità, qualità. In parte lo stanno facendo, ma c’è ancora molto lavoro.

- Cosa auguri ai militanti di Casaggì?

Che il destino li trovi sempre forti e degni.

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