domenica 30 agosto 2009

IL MONDO DEI PARADOSSI...

di Giovanni Coletta (militante di Azione Studentesca Firenze - Casaggì Firenze)

Riflettevo su quanto ho ascoltato da discussioni sul mondo moderno, prendendo in considerazione anche le idee di qualche autore che da un po' di tempo in qua ho avuto modo di approfondire. La situazione non è delle migliori.

Il grande interesse che le masse balorde manifestano nei confronti delle cose più materiali, volte a soddisfare i più imi desideri dell'uomo, è tragicamente sintomatico.
Assistiamo oggi a scene in cui il volgo non dà tempo alle serrande di centri commerciali di aprire che già si spintona infiltrandosi nei piccoli varchi che riesce ad aprirsi, e per cosa? Per essere il primo o la prima ad aggiudicarsi quel profumo, quel paio di pantaloni o quella t-shirt che qualcuno ha deciso per noi essere di grande moda. E arrivando a stringere fra le mani quel trionfo, l'oggetto dei nostri desideri, si pensa di aver raggiunto la felicità, quando invece tocchiamo qualcosa destinato a finire, che lascerà il nostro entusiasmo vacante di una meta, quando non ci servirà più o quando ce ne stancheremo.
Spendiamo e spendiamo, e poi abbiamo anche il coraggio di prendere in giro i nostri soldi, annoiandoci di ciò che abbiamo comprato: una bella presunzione!

E tutto ciò succede in Italia, il Paese in cui maggiormente sono attecchite le radici cristiane, spirituali. Già, un bel paradosso, oggi che il materialismo regna incontrastato in un Paese in cui dovrebbe essere lo spiritualismo la forza motrice della società.
Ma oggi si trovano le scuse che si crede siano tanto in grado di giustificarci: certo, si dice, ma come si fa a trarre il buon esempio dalla Chiesa, ad esempio, che oggi come oggi, è contraria nei suoi atteggiamenti ai dogmi cristiani? Scuse, niente di più.
Effettivamente l'immagine della
Chiesa oggi non rispecchia appieno la visione cattolica, ma non è stereotipico ritirare fuori sempre la solita, ormai vecchia, storia dei preti pedofili? A parte il fatto che essi non corrispondono neanche ad un punto percentuale, ma è ovvio che non possano rappresentare ciò che la Chiesa esprime.
Tanto più che sono tutti moralisti, i puritani della situazione!

La verità è che la religione ormai è diventato un accordo, una siglia commerciale. Si dovrebbe abbandonare questo rapporto contrattuale con la religione, in base al quale si dà per ricevere, si prega per ottenere, si implora per strappare. E' triste, ma la situazione è questa: rivolgiamo preghiere a Dio, perchè ci serve qualcosa in cambio; e così preghiamo perchè domani non piova, perchè ci vada bene il test e perchè abbiamo più successo con l'amore.
La preghiera dovrebbe essere rivolta a prescindere, e casomai per chiedere a Dio cosa per noi è maggiormente pericoloso: che rischiamo di perdere la fede.

Ma la gente, forse giustamente, se ne frega, perchè è troppo presa dal tornare a casa, e tornare a occupare la forma del suo didietro nel divano, per piazzarsi davanti alla tv e guardare con sconcertante attenzione il reality show di turno, perchè è vero che la situazione nel Marocco è drammatica, ma non possiamo mica ragionare ora di questi argomenti, ora c'è il Grande Fratello! Sob.
Quanta rincoglionita umanità è più presa dalla Talpa, che dalla condizione cambogiana.

Nel libro "Un indovino mi disse" di Tiziano Terzani, si narra che nelle stazioni dalla Cambogia alla Mongolia, si notava uno stesso filo conduttore, un comune divisore. Dice, Terzani, che era rimasto colpito di come, ad ogni fermata, il treno venisse preso d'assalto da straccioni e mendicanti che cercavano di vendere o comprare per qualche soldo, il più misero oggetto del più misero valore. In questo quadro, anche le guardie cercavano di speculare qualche spiccio andando vergognosamente a detrimento dei poveri.
Ma gli Occidentali sembrano più presi dal sapere chi si è portato a letto il politico di turno o che gaffe ha fatto un altro. Per noi sono questi i problemi.

A dir la verità, una delle preoccupazioni più sentite, è quella del calcio. Altre masse balorde lavorano tutta la settimana, col pensiero fisso di arrivare al weekend per andare allo stadio e sbraitare un paio di ore: la nuova malattia, che produce animali, perlopiù funzionali al sistema, che poco differiscono da quelli che si vedono allo zoo agitarsi nelle gabbie, e che penso forse avrebbero più diritto alla libertà dei primi.
Evidentemente il vedere rotolare una palla presa a calci da una ventina di omini su un campo di erba viene ritenuto importante a tal punto da poter sacrificare vite umane: ecco a cosa porta la distorta visione ultras, morte per le forze dell'ordine, sulla trainante scia ACAB, e incitamento all'odio. E spero che il mio non sia un occhio borghese. In pratica è la degenerazione di una malattia che si tramuta in estremismo sportivo, pensate un po'.

Ma che ce ne frega a noi se in Africa si muore di AIDS, di fame e di sete? Gioite, la Fiorentina ha vinto!
Automi amorfi nell'interiore che esultano perchè una sfera di cuoio è entrata nella rete, ecco cosa ha prodotto il calcio.

La discoteca dev'essere "in", il look deve avere un certo stile, perchè non combacerebbe con l'atteggiamento spaccone che le ragazze interiormente incomplete spasmodicamente cercano per completarsi.
Poi, se le tonnellate di CO2 emesse nell'aria sono 10 di meno o 10 di più, è solamente un dettaglio.
Il rossetto dev'essere di ottima qualità, la capigliatura deve necessariamente apposto e il comportamento obbligatoriamente lascivo e suadente, perchè altrimenti il maschio bovino non sarebbe colpito nei suoi più bassi istinti sessuali.
Poi, se il Protocollo di Kyoto ha avuto bisogno del meccanismo delle quote, pff, parliamo di sottigliezze.

Così va il mondo, l'indifferenza occidentale si oppone come un paradosso alla sofferenza afro-orientale, e non c'è dubbio che chi stia peggio sia chi passa ignorato. Ma a livello mentale non so cosa sceglierei fra un povero ciabattaio birmano ed un ignorante occidentale imborghesito.

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