L’autunno è arrivato, accompagnato dalle solite proteste studentesche. Stessi colori, stessi temi, stesse modalità d’azione. D’improvviso, come ogni autunno che si rispetti, una buona fetta del mondo studentesco riscopre i propri diritti, dà un’ultima controllata al nome del Ministro da scrivere sullo striscione già pronto e inizia a strillare, bloccare le strade, occupare le scuole, barricare le università e, se avanza tempo, passare a tirare qualche sassata a Casaggì. E’ la prassi di una noia di fine estate. Niente di nuovo.
A Firenze capita che le proteste studentesche, che di per sé sono cosa nobile quando si ispirano ad una volontà di rinnovamento, siano talmente vaghe da non aver più neppure un senso. Si blatera di “fascistizzazione”, di “crisi economica” e di “scuola per le masse”: rigurgiti del peggior sessantotto con quarant’anni di ritardo. Ma, a differenza dei loro padri, queste copie sbiadite mancano anche dei requisiti elementari della fantasia, dell’innovativa e dell’immaginazione. Insomma: siamo al sub-umano.
E anche quando si accenna a qualcosa di più preciso, come le “privatizzazioni”, la “licealizzazione dell’università”, il “precariato”, i “tagli ai fondi e alla ricerca” e la “mercificazione del sapere” ci si dimentica – o si accenna con un rapido sussulto - che questo caravanserraglio ha tre illustri padri: Berlinguer, Bassanini e Fioroni. E perché il chiasso è fatto solo adesso? Sarà mica che tutto questo trambusto è comodo a qualcuno? Uno pensa alla gioventù bruciata e alle notti insonni e finisce col ritrovarsi ai comizi dei Cobas, della Cgil e di Rifondazione Comunista, dove stempiati e pasciuti sessantenni ti aizzano in tutta serietà contro i padroni, i fascisti e i potenti, con un tono e un lessico che fanno invidia alle migliori puntate di Colorado Caffè. L’Italia è anche questa: un grandioso circo dell’umanità.
Ma se è vero, come afferma la sinistra studentesca, che è necessario porre le basi di un nuovo modo di concepire la scuola, questo non può essere un revival del ’68. Deve essere nuovo davvero, ribelle, avanguardista, ardito, rivoluzionario, giovane, fresco, irriverente, capace di stupire e di provocare, estraneo alle logiche di palazzo, di sindacato e di fazione, coordinato e gerarchico ma anche carico di quello spirito di sano anarchismo che ha caratterizzato le migliori generazioni d’Italia. Se la scuola va rifatta serve darle anzitutto un’identità. Servono metodo, merito, lungimiranza, progettualità, coscienza di popolo e solidarietà generazionale. Serve il senso della Comunità, la voglia di sentirsi parte di un progetto edificante, educante e valorizzante. Prima tutto questo, poi la piazza e gli strilli.
Casaggì, con Azione Studentesca e Azione Giovani ha già iniziato da anni un duro lavoro di proposta e di sostanza, che ha dato molti frutti nell’ambito della politica studentesca fiorentina. Un lavoro che ha prediletto i contenuti alle proteste e la costruttività alla visibilità. Un lavoro passato in sordina rispetto alle penose sfilate in mutande di qualche debosciato, ma fatto di mozioni, di documenti, di forum, di convegni, di assemblee, di spunti e di riflessioni. Anche quest’anno vogliamo proseguire su questa strada, consci che in molti raccoglieranno il nostro appello e si impegneranno per rappresentare la propria scuola alla Consulta Provinciale e laddove ve ne sia bisogno.
IL NOSTRO PROGRAMMA PER
- EDIFICARE ALTERNATIVE:
C'è chi ha sfruttato
- COSCIENZA DEL RUOLO:
Chi siede in Consulta Provinciale degli Studenti rappresenta il mondo studentesco, anche se spesso non lo ricorda. Attivare una coscienza di ruolo significa istruire in merito alle funzioni e alle modalità di interazione che si sviluppano in seno alla CPS.
- CONTAMINARE E INFORMARE:
Gli studenti non sanno cos’è la consulta e non sanno chi li rappresenta. Affinchè ciò avvenga, sarà necessario che
- LO SPORT COME RIBELLIONE:
Occorrono modelli di sana ribellione, che educhino e svaghino senza distruggere. Lo sport è il miglior mezzo di espressione del pensiero e dell’azione.
- L’ARTE COME ESPRESSIVITA’:
L’arte, in tutte le sue forme, è una Rivoluzione che si materializza. Darle spazi, tempi e metodi è il compito di una Consulta che troppo spesso ha relegato questo ambito ai margini. Creatività e festival dell’arte dovranno essere il segno di una nuova voglia di esprimersi.
- AL RITMO DEI NOSTRI CUORI:
La musica non come rumore, ma come stile di vita. Sale prove, concorsi, strumenti ed esperienze saranno fornite a chi avrà la capacità di mettersi in discussione. Una generazione senza musica è una generazione muta.
A tutto questo si aggiunge quella che è la nostra VISIONE DEL MONDO, che scavalca ogni programma e ogni Consulta, perché ispirata da principi che vanno oltre, in tutti i sensi. La miglior testimonianza di questo spirito non si è facile a raccontarsi…la trovate in ciò che noi FACCIAMO tutti i santi giorni.